Cashmere, una coccola per chi lo indossa
Si fa presto a dire cashmere, ma come si riconosce la qualità degli indumenti di maglieria che utilizzano questa fibra?
Esistono naturalmente parametri tecnici che definiscono con precisione la qualità del cashmere, ma non è ciò di cui vogliamo parlare in questo articolo.
Quello che ci farebbe piacere condividere con voi è un metodo diretto al quale ognuno di noi può fare riferimento, per capire in autonomia se il prodotto in cashmere che ha davanti sia di qualità.
Possiamo dire che un capo che utilizza una fibra di sì alto pregio come il cashmere debba essere morbido, leggero, lucente, consistente. Il cashmere di qualità deve avere quello che si chiama ritorno a vita. Stringi forte il tuo maglione tra le mani e accertati che questo torni alla sua condizione iniziale in pochi minuti.
Cashmere, come mantenerlo?
Il cashmere è una fibra animale che continua a vivere anche dopo le varie fasi di lavorazione che lo trasformano in un capo finito. Il segreto per mantenere il capo perfetto negli anni è quello di non indossarlo in modo consecutivo. È utile sapere che il nostro indumento ha bisogno di momenti di riposo da alternarsi a momenti di indosso. Questo perché la fibra, dopo lo stress dovuto all’indosso, riprende vigore da sé.
Il Cashmere ama l’acqua
Un lavaggio delicato non lo danneggia, basta immergerlo per poco tempo in una bacinella d’acqua con sapone neutro, sciacquarlo bene, cercare di togliere quanta più acqua possibile manualmente, oppure fare una leggera centrifuga a 400 giri per togliere l’eccesso di acqua. Il capo può essere poi arrotolato in un asciugamano e fatto asciugare completamente su un piano, lontano dalla luce diretta del sole e da fonti di calore. A questo punto il nostro indumento può essere riposto nell’armadio, in una busta non ermetica (questa fibra naturale ha bisogno di respirare!), magari con qualche pallina di legno di cedro o di canfora all’interno, per tenere le tarme lontane.
Cashmere, il pilling è sinonimo di scarsa qualità?
Il termine pilling deriva dal verbo inglese “to pill”, ossia “fare i pelucchi”. Sulle maglie di cashmere questo fenomeno è presente, si ha infatti una formazione superficiale di peluria che si aggroviglia formando piccoli bioccoli; il cashmere è effettivamente soggetto alla formazione di piccoli pallini. Non si tratta però di un difetto, ma di una conseguenza naturale che si verifica indossando il capo. La particolarità del pilling, nel cashmere di qualità, è data dal fatto che questi piccoli pallini si staccano con relativa facilità. Il nostro capo può essere spazzolato con delicatezza, con gli appositi pettini o spazzole anti-pilling in velluto, con i quali si può accarezzare delicatamente il capo e rimuovere l’eccesso di peluria.
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